Il Cloud non basta più a conservare i dati.
Ai 20 miliardi di connessioni del 2020 servirà The Edge.


Il mondo digitale è in continuo cambiamento: al momento è scosso dall'imminente rivoluzione dell'Internet-of-Things, "l'internet delle cose", l'insieme di oggetti comuni che verranno connessi alla rete internet. Secondo gli analisti del settore, entro il 2020 ci saranno 20 miliardi di "oggetti" collegati ad internet, in una corsa all'oro che interessa automobili, elettrodometistici e altri strumenti di uso comune, e interesserà il 6% dell'economia globale, secondo la società di consulenza A.T.Kearney. Eviteremo di affrontare domande sull'utilità di un tostapane connesso alla rete, analizzando piuttosto le ripercussioni tecniche del fenomeno sui network esistenti: venti miliardi di nuovi dispositivi sono in grado di travolgere e mandare in tilt la complessa architettura del web. Per questo, secondo gli esperti di architettura di internet la rete deve preparasi ad andare oltre al Cloud, la nuvola di dati, e abbracciare un nuovo corso. La nuova via ha un nome meno suggestivo della precedete ma nasconde una rivoluzione copernicana nell'accesso dei dati: la chiamano The Edge. [...]
Secondo Bernardo Marzucchi, CTO (direttore tecnico) di Clouditalia, azienda italiana del settore, la nuova tecnologia è una "grande opportunità per affrontare le esigenze future create dai big data e dall'Iot". Il sistema, spiega a "La Lettura", "prevede l'installazione di Data Base di prossimità con capacità computazionali meno potenti ma in grado di alleggerire il carico di core network". Parliamo insomma dell'aggiunta di un gran numero di macchine molto più piccole, meno potenti e quindi meno costose, in luoghi strategicamente diversi rispetto a quelli della nuvola tradizionale.

24/12/2016 Corriere della Sera - LaLettura